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Londra vissuta dagli Italiani ...

Popular ballads

Nelle pagine dedicate alla Storia dell'Inghilterra, abbiamo trattato della battaglia di Hastings (14 ottobre 1066), tenutasi nei pressi di Hastings, che decretò la vittoria delle truppe normanne di Guglielmo il Conquistatore su quelle angolsassoni di Aroldo II, squartato e decapitato. La conquistatrice cultura normanna trasmise in Inghilterra la poesia lirica ispirata alla tradizione trobadorica (o poesia cortese), un genere letterario nato in Occitania nella seconda metà dell'XI secolo e diffusosi in tutta Europa nel corso dei due secoli successivi (XII e XIII). I suoi interpreti erano detti "Trovatori", che furono pionieri nella manifestazione lirica in lingua volgare. Erano poesie brevi, per la maggior parte liriche (canzoni) d'amore o di argomento religioso, suddivise in stanze e con rime piuttosto elaborate.

Sebbene, come visto, dal punto di vista lessicale, il termine "Ballad" derivi da "Ballares", le canzoni-danze del Medioevo francese, per quanto attiene alla tematica trattata ed alla funzione della ballata, si ritiene che esse abbiano la stessa origine dei brani cantati dai cantastorie scandinavi e germanici alla stregua di Beowulf.

Si tratta, quindi, di racconti che traggono la loro origine nella tradizione popolare e che erano accompagnate da musica. Le Popular Ballads più note derivano da raccolte di testimonianze orali, di cui "The English and the Scottish popular ballads" di Francis James Child, pubblicato nel XIX secolo, rappresenta l'esempio più corposo e che si riallacciava alle ballads che era stato possibile ascoltare ancora nella loro forma originale alla fine del XVIII nei villaggi e paesini scozzesi dove, grazie all'isolamento, la lingua non aveva subito alterazioni.

Quel che conta nelle ballads è la storia e non la raffinatezza poetica: è narrato un episodio o una serie di eventi in sintesi, mirando a giungere alla sorpresa finale. Inoltre, manca il commento dell'Autore, quindi sono oggettive e sovente accompagnate da un ritornello che cambia leggermente nel progredire della ballad. Trattandosi di racconti "popolari", il pubblico di destinazione era ovviamente rappresentato da ignoranti, illetterati o più generalmente analfabeti.

Altro elemento importante è che le ballads, pur esprimendo le condizioni sociali del tempo e dell'area in cui furono elaborate, è sovente difficlle definire dove vennero composte: abbiamo ricordato già che fanno parte della tradizione orale; inoltre, spesso venivano copiate, cioè, la struttura era eguale all'originale, ma differenti erano le scelte lessicali.

Uno dei più antichi esempi di ballata inglese che ci è giunto è "'Judas", che risale ad almeno il XIII secolo, che riporta il numero 23 nel testo sovracitato di Child. In sintesi, Gesù Cristo dà a Giuda 30 monete d'argento per comprare del cibo per gli Apostoli; mentre va al mercato, incontra sua sorella, che riesce a farlo addormentare ed a rubargli il danaro. Non volendo confessare a Gesù il furto subito, Guida vende Cristo ai Romani per la stessa somma. La morale della ballata è che entrambe le due grandi "macchie" del genere umano, la "Cacciata dall'Eden" e la "Crocifissione di Cristo" vennero causate dalla disonestà delle donne.
Riportiamo un estratto di "Judas", di cui abbiamo detto in precedenza:

23: Judas

23.1 HIT wes upon a Scere-thorsday that ure loverd aros;
Ful milde were the wordes he spec to Judas.
23.2 'Judas, thou most to Jurselem, oure mete for to bugge;
Thritti platen of selver thou bere up othi rugge.
23.3 'Thou comest fer ithe brode stret, fer ithe brode strete;
Summe of thine tunesmen ther thou meiht imete.'
23.4 . . . . .
Immette wid is soster, the swikele wimon.
23.5 'Judas, thou were wrthe me stende the wid ston,
For the false prophete that tou bilevest upon.'
23.6 'Be stille, leve soster, thin herte the tobreke!
Wiste min loverd Crist, ful wel he wolde be wreke.'
23.7 'Judas, go thou on the roc, heie upon the ston;
Lei thin heved imy barm, slep thou the anon.'
23.8 Sone so Judas of slepe was awake,
Thritti platen of selver from hym weren itake.
23.9 He drou hymselve bi the cop, that al it lavede a blode;
The Jewes out of Jurselem awenden he were wode.
23.10 Foret hym com the riche Jeu that heihte Pilatus:
'Wolte sulle thi loverd, that hette Jesus?'
23.11 'I nul sulle my loverd [for] nones cunnes eihte,
Bote hit be for the thritti platen that he me bitaihte.'
23.12 'Wolte sulle thi lord Crist for enes cunnes golde?'
'Nay, bote hit be for the platen that he habben wolde.'
23.13 In him com ur lord Crist gon, as is postles seten at mete:
'Wou sitte ye, postles, ant wi nule ye ete?
23.14 ['Wou sitte ye, postles, ant wi nule ye ete?]
Ic am ibouht ant isold today for oure mete.'
23.15 Up stod him Judas: 'Lord, am I that . . .?
'I nas never othe stude ther me the evel spec.'
23.16 Up him stod Peter, and spec wid al is mihte,
. . . . . .
23.17 'Thau Pilatus him come wid ten hundred cnihtes,
Yet ic wolde, loverd, for thi love fihte.'
23.18 'Still thou be, Peter, wel I the icnowe;
Thou wolt fursake me thrien ar the coc him crowe.'

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