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Londra vissuta dagli Italiani ...

Invasori germanici (550-1066)

Parlando dei Romani, abbiamo sottolineato come quasi quattro secoli di dominazione e di benessere assero "rammolito" le popolazioni locali, che si trovarono incapaci di difendersi dai Barbari invasori, che sebbene fondamentalmente agricoltori, vennero attratti dalla facilità con cui era possibile raggiungere queste terre prospere. Tale prospettiva, durante il V secolo, stimolò lo spirito piratesco predatorio di popolazioni germaniche stanziate tra l'Olanda, il nord della Germania e la Danimarca, che penetrarono nel territorio inglese dalle coste orientali dirigendosi verso ovest, usando i fiumi che solcavano con le loro barche e le vie romane, uccidendo o rendendo schiavi i Britannici (Britons), saccheggiando e bruciando tutto ciò che trovavano lungo il loro cammino.

Informazioni su questo periodo buio ci vengono dal Venerabile Beda (672-735) con la Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum (I, XV) e con la Cronaca Anglossasone (The Anglo-Saxon Chronicle), secondo cui, nel 449, il re delle isole britanniche, Vortigern, si rivolse ad alcuni Angli guidati da Hengest e Horsa per ricevere aiuto contro i Pictos (Pitti) e gli Scots (Scoti), offrendo come ricompensa le terre sud-orientali. Fu necessario altro sostegno, che venne da altri Angli, Sassoni e Iuti. A seguito dell'arrivo dei nuovi venuti vennero creati sette regni: Northumbria, Mercia, Anglia orientale, Kent, Essex, Sussex e Wessex. In tempi recenti, però, gli studiosi hanno messo in dubbio la veridicità di tali racconti.

Di certo, oggi, sappiamo che gli invasori erano:

Tali popolazioni non si insediarono nelle città distrutte, che lasciarono abbandonate, ma essendo organizzati in bande (clan) o tribù (tribes), determinarono un gran spezzettamento della Britanina in regni distinti: Wessex e Kent (sud), Northumbria (nord - a sud della Scozia), e Mercia (Midlands). Il loro culto era pagano ed i loro Dei erano ovviamente quelli germanici (Thor, Odin).

L'arrivo dei barbari germanici sospinse tantissimi Britannici (Britons) in direzione ovest, verso il Galles e la Cornovaglia, che portarono con sè la cultura romana, la lingua e la religione cristiana; e fu uno di questi Celti romanizzati, Ambrosius Aurelianus, verso il 500, che fermò gli invasori nella battaglia di Badon, nel Dorset o Wiltshire. E' questo il periodo del leggendario Re Artù (King Arthur), il difensore della cristianità contro gli atei invasori. E' anche il tempo di San Patrizio (St. Patrick), figlio di un prete britannico occidentale, che spese la vita convertendo i Celti irlandesi alla cristianità, il quale fu talmente bravo che l'Irlanda divenne terra di monasteri e missionari, il più importante dei quali fu St. Columba, che fondò nel 563 un monastero sulla piccola isola di Iona, da cui i Celti scozzesi sarebbero stati convertiti.

Si finì per ribaltare la situazione al tempo dei Romani: da un'Inghilterra cristiana civilizzata circondata da Celti pagani, si passò ad un'Inghilterra pagana e barbarica che minacciava i più evoluti e parzialmente cristianizzati Celti, in Scozia, Galles, Cornovaglia (finchè gli Inglesi non occuparono la penisola del Devon) ed Irlanda. Durante quest'epoca buia, l'Irlanda fu un faro di luce, poichè i suoi santi e frati, quando non lottavano, custodivano gelosamente la conoscenza della letteratura latina e illuminavano i loro manoscritti della incrollabile fede cristiana.

Tuttavia, la civilizzazione dei Celti non andrebbe sovrastimata, dato che si trattava di persone litigiose, a cui riusciva diffile aggregarsi al di là della dimensione tribale. Significativo a riguardo è il fatto che i loro monasteri erano congregazioni di eremiti che vivevano in stanzette separate e che per essi la parrocchia (parish) è sempre stata più importante degli Inglesi. Inoltre, in Galles e Cornovaglia si andava perdendo il ricordo della civiltà romana, tanto che in un breve lasso di tempo, il vecchio stile di vita celtico riprese vigore.

Il VI secolo, fu un periodo di consolidamento, visto che, a seguito di lotte tra i piccoli regni (Norfolk e Suffolk, Sussex ed Essex), alla fine, finirono per prevalere tre regni di maggiori dimensione: Northumbria (a nord dell'Humber), Mercia (Midlands) e Wessex (sud), come mostra la cartina in alto a sinistra.

Alla fine di tale secolo, esattamente nel 597, il Papa Gregorio inviò nel Kent, un monaco, Agostino (Augustine), per convertire gli Inglesi al Cristianesimo. Egli riuscì a far convertire il re (che divenne il primo Arcivescovo di Canterbury, la capitale del Kent) ed i suoi nobili e, conseguentemente, il popolo. Anche la Northumbria venne convertita, da missionari romani e celtici, questi ultimi guidati da St Aidan, un monaco di Iona, che aveva fondato l'Abbazia di Lindisfarne (Holy Island): entro la fine del VII secolo tutta l'Inghilterra era convertita, sebbene non esattamente alla stessa versione cristiana, tanto che per risovere gli attriti e stabilire quale forma dovesse essere seguita venne organizzato un sinodo di Vescovi a Whitby nel 664, dove si optò per la nuova forma romana. La decisione fu di fondamentale importanza per le future conseguenze, visto che riportò l'Inghilterra verso l'influenza mediterranea ed in contatto con nuove civiltà europee. La Chiesa, tramite i suoi vescovi, trasmise le lettere e la conoscenza ai re ed ai loro consiglieri, uno spirito umanitario nella legislazione e condotta, con l'organizzazione in diocesi e parrocchie configurò una corrispondente organizzazione politica ed unità.

Il VII secolo, fu quello della supremazia della Northumbria, il cui grande re Edwin avanzò la frontiera al Firth of Forth, dove costruì la sua roccaforte ad Edinburgo (Scozia). Fu in questo regno settentrionale che la letteratura e le arti inglesi fiorirono per la prima volta: nell'illuminato "Lindisfarne Gospels", sulle croci scolpite, come quella di Bewcastle, nel poema di Caedmon e nella Historia Ecclesiastica del Venerabile Bede, la storia della recente conversione e prima grande prosa scritta da un Inglese.

L'VIII secolo, vide al contrario la supremazia della Mercia, il cui re Offa spinse i Gallesi (Welsh) dietro il gran dyke (muro), che fece costruire lungo il confine dalla bocca del Wye al Dee. In questo periodo, intorno al 787, si registrarono nuove incursioni sulle coste orientali dell'isola, da parte dei vichinghi di Danimarca (Danesi), che furono apportatori di morte e desolazione. In particolare, essi misero a sacco la Northumbria, finendo per radere al suolo i monasteri (e conseguentemente tutto il preziosissimo patrimonio culturale rappresentato dai libri che custodivano la letteratura primitiva di quel popolo).

Successivamente, all'inizio del IX secolo, il re del Wessex, Egbert, sottomise i Celti del Devon e della Cornovaglia, sconfisse i rivali della Mercia e divenne il primo re d'Inghilterra, seppure solo nominalmente, visto che gli Inglesi, nonostante che avessero avuto quattro secoli come i Romani, erano rimasti sostanzialmente dei contadini primitivi che vivevano dispersi sul territorio in villaggi e paeselli. Di conseguenza, le loro terre lavorate con aratri ed i campi con erba e fiori erano divisi da quelle dei vicini da foreste e aree non coltivate. Non c'era vita di città, poichè evitavano le rovine romane.

In assenza di un governo centrale organizzato ed un esercito efficiente, il re dipendeva dalla fedeltà dei proprietari terrieri, dei thegns (persone di rango intermedio tra uomini liberi e nobiltà ereditaria) e degli ealdermen (magistrati a capo di una contea dell'Inghilterra anglosassone) e vescovi che formano il Witan (Assemblea nazionale anglosassone). Il popolo era costituito da contadini abituati a lavorare nei campi, nulla a che vedere con il loro bellicosi guerrieri che avevano sconfitto i Britannici (Britons) quattro secoli prima: essi erano totalmente impreparati a difendersi da invasori ancora più feroci dei loro antenati: i Vichinghi norvegesi e i Danesi, che erano pirati alti, forti e dai lunghi capelli biondi, che solcando i mari con le loro tipiche imbarcazioni, colonizzarono l'Islanda, la Groenlandia e raggiunsero l'America. In breve tempo, questi giganti atei si sistemarono nelle terre conquistate, conferendo nuovo vigore alla popolazione inglese, riaccendendo l'ormai passione perduta per i mari ed innescando quela mai avuta per la vita urbana.

Durante la metà del IX secolo, vi fu una vera e propria invasione: i Vichinghi norvegesi conquistarono la Scozia settentronale e le Isole Ebridi, l'Isola di Man, il Cumberland ed il Lancashire, per poi dilagare in Irlanda, ponendo fine alla civiltà celtica. Nel frattempo, i Danesi invasero l'Inghilterra orientale e lo Yorkshire divenne un regno danese e persino il sud fu insidiato. Tuttavia, nell'871, vennero fermati a Ashdown sulle colline del Berkshire dall'esercito del giovane re del Wessex, Alfred the Great (Alfredo il Grande), il quale, secondo la già citata Cronaca Anglo-Sassone, costrinse i Danesi a scendere a patti: ad accettare la cristianità, a ritirarsi dietro la linea di Watling Street, nel Danelaw o Danelagh (l'area le cui cittadine ancora oggi hanno la tipica terminazione "by", come Derby e Rugby) e ad mantenere il dominio di Alfred sul sud e l'ovest. Il trattato sulla spartizione delle terre britanniche venne firmato nell'879 tra il citato Re Alfredo (successore di Hoffa re della Mercia) con il re danese Gutthorm (successore di Gudfred). A seguito della firma dei sovracitato trattato, la capitale del Wessex fu spostata a Wincheser, dove Alfred organizzò un esercito efficiente e creò la flotta, con cui successivamente deviò le nuove invasioni danesi sul litorale settentrionale francese, in Normandia (Normandy). Col passare del tempo, i discendenti dei Danesi finirono per fondersi con la popolazione locale, apprezzandone l'amore per la cultura e il vivere raffinato ed acquisendone la lingua (influenzata profondamene dal tardo Impero carolingio).

Alfredo è detto "The Great", il Grande, per il forte impulso che seppe dare alla cultura durante tutto il suo regno. In sostanza, Alfred comprese il profondo stato di decadimento in cui era caduto il suo Paese, composto da gente estremamente ignorante, tanto che neanche i più istruiti erano in grado di leggere il latino. Ragion per cui, Alfred si concentrò sulla riparazione dei danni delle incursioni danesi, facendo ricostruire chiese, chiamando maestri dall'estero, in modo da poter disporre di intellettuali che potessero tradurre il latino e, conseguentemente, tradurre in lingua "volgare" i testi della tradizione latina. Fondò scuole per i figli dei nobili e si impegnò nello studio del latino, iniziò la compilazione dell'English Chronicle e tradusse diversi libri dal latino, come la Cura Pastoralis di Gregorio Magno (in inglese il libro divenne "Jeggebok"), inclusa l'Historia Ecclesiastica del Venerabile Bede.

Alfred morì nel 900 e fu grazie alla sua opera di ricostruzione e rafforzamento che la maggior parte del X secolo fu un'epoca quasi d'oro: i Danesi all'est di Watling Street erano sottomessi ed assorbiti, i Gallesi ed i Danesi d'Irlanda resero omaggio ai re inglesi, anche se il pericolo incursioni vichinghe era sempre in agguato.

Morto Alfred the Great, gli successe Edward il Vecchio (regno: 900-924), seguito da Æþelstein (si pronuncia Ethelstain), che si accordò con gli invasori vichinghi per una tregua ( Æþelstein regnò dal 924 al 939). Gli subentrò Edgard (regno: 939-975), morto il quale gli successe il debole Ethelred ed il regno sbandò, i Danesi rinnovarono gli attacchi dalla Scandinavia, tanto che nel 1016, l'Inghilterra venne sottomessa dal re danese Canuto (Canute o Cnut), finendo per essere inglobata nell'impero danese che comprendeva oltre la Danimarca anche la Norvegia.

Alla morte del figlio di Canuto, nel 1042, l'impero danese collassò ed il figlio di Æthelred (detto "the Unready"), Eduardo il Confessore (Edward the Confessor), così chiamato per la sua religiosità, venne posto sul trono dell'Inghilterra indipendente, ripristinando il primato della House of Wessex. Durante i ventisei anni di dominio danese, Eduardo, essendo figlio di una normanna, Emma di Normandia, era stato allevato in tale terra ed è ovvio che tornò più normanno che inglese, portando con sè i suoi amici normanni ed il clero. Come conseguenza della sua formazione, al centro dei suoi pensieri era la Chiesa, tanto da essere seppellito nell'Abbazia di Westminster (Westminster Abbey); e per essere vicino a tale struttura religiosa, egli trasferì la residenza reale dalla City of London fortificata al Palazzo di Westminster (Palace of Westminster): si trattò di un importantissima modificazione per Londra, già di gran lunga la più grande e ricca città dell'Inghilterra. Il regno di Edward è ricordato come la continuazione del processo di disintegrazione del potere reale inglese in favore di quello dei conti (Earls): infatti, mentre il "pio" Edward era così impegnato, chi di fatto governava l'Inghilterra era il capo del partito anti-normanno, Harold Conte di Wessex (Earl of Wessex).

Edward voleva lasciare il suo regno in eredità a William, duca di Normandia. Ma quando morì senza figli, il 5 gennaio del 1066, i Sassoni non seguirono la decisione di Edward ed il Witan (Consiglio della Corona) elesse Harold II (Harold Godwinson, in Old English: Harold Gōdwines sunu) come suo successore. Harold II era imparentato a Edward, ma Guglielmo (William), Duca di Normandia (Duke of Normandy), era cugino di Edward, potendo egualmente reclamare il trono d'Inghilterra, preparandosi ad ottenere con la forza ciò che riteneva essere un suo diritto. Nel frattempo, mentre Harold fu costretto a annientare i Norvegesi invasori dello Yorkshire, William raggiunse Pevensey. Allora, Harold II si diresse rapidamente verso sud per bloccarlo, ma prima che arrivassero tutte le forze inglesi, William ordinò l'attacco ed entro la sera del 14 ottobre 1066, a nord di Hastings, Harold II ed il fiore della nobiltà inglese perirono. Harold II fu l'ultimo re anglo-sassone dell'Inghilterra ed uno dei tre monarchi inglesi ad essere morto in battaglia (gli altri due sono Riccardo Cuor di Leone (Richard the Lionhearth) e Riccardo III (Richard III).

Gli eventi della conquista normanna dell'Inghilterra sono raffigurati nella celebre Tapisserie de Bayeux (Old English: Baius tæpped), in inglese nota come The Bayeux Tapestry, una tela di dimensioni (0,50 m. x 70 m , cioè 1.6 x 230 piedi). La scrittura è latina. L'originale si trova a Bayeux in Normandia, mentre una copia di epoca vittoriana si può ammirare a Reading (Berkshire).

S.P.Q.R. - Senatus Popolusque Romanus

I tre regni principali

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