La Londra medioevale era caratterizzata dalla presenza di numerosi mercati, cosa confermata dalla toponomastica stradale. Basta, infatti, girovagare per la capitale e leggere nomi quali Old Fish Street, Bread Street, Milk Street. In origine, l’apertura di un mercato era soggetta ad una concessione reale, anche se la consuetudine dello svolgimento di negoziazioni mercantili in un luogo da tempi immemorabili era un’altra fonte legale di legittimazione (a monte, ovviamente c’era una remota concessione reale ormai smarrita). Dalla campagna, gli allevatori conducevano a Londra il bestiame, da macellare e vendere, lo stesso facevano i contadini, che trasportavano sui carretti frutta e vegetali, prodotti inizialmente nei campi del circondario, successivamente anche in altre parti del Regno Unito. A partire dal XVII secolo, significative furono le partite di frutta importate dalla Spagna. Il pesce affluiva alla capitale tramite il Tamigi o altri fiumi principali. Lo svolgimento di transazioni al dettaglio, cioè di vendite dirette di animali e prodotti agricoli ai consumatori finali da parte di contadini ed allevatori, si giustificava per l’eliminazione del profitto dell’intermediario, realizzabile tramite l’innalzamento dei prezzi o del peggioramento della qualità o quantità. Al fine di tutelare i consumatori, vennero introdotte delle rigide regole volte a garantire le modalità di funzionamento dei mercati, l’uniformità di pesi e misure, il controllo di produzione, pratiche commerciali e prezzi. A partire dal XVIII secolo, lo svolgimento dei mercati fu soggetto ad una autorizzazione parlamentare (che rimpiazzò la concessione reale), che veniva attribuita ad individui o organismi municipali, i quali erano legittimati ad imporre delle tasse per coprire i costi delle loro funzioni istituzionali. Per garantire il pacifico e sicuro svolgimento delle transazioni, William I stabilì che mercati e fiere potessero svolgersi solo nelle città, quartieri, paesi fortificati, castelli e luoghi sicuri. L’eccezione era consentita solo per mercati e fiere in giorni speciali in particolari città. Per garantire ai vecchi mercati la remuneratività delle transazioni, e quindi assicurarne la sopravvivenza, si stabilì che affinché un nuovo mercato non sottraesse loro la clientela, dovesse ubicarsi ad almeno 6 miglia e 2/3 di distanza, che corrispondeva allo spazio che in un giorno un mercante poteva percorrere in andata e ritorno per raggiungere un mercato da casa sua. A rafforzare tale divieto, Edward III pose un ulteriore vincolo: nessun nuovo mercato poteva svolgersi nel raggio di 7 miglia dalla City di Londra. Con la crescita della capitale, ai mercati al dettaglio cominciarono ad affiancarsi i mercati all’ingrosso, tanto che nel XIX secolo, quando si contavano più di 30 mercati pubblici di diversa tipologia, ben 20 presentavano elementi “grossisti”, trasformazione accentuatasi negli ultimi decenni del secolo citato, quando moltissimi mercati rifornivano solo i dettaglianti e non più i consumatori finali. Tuttavia, numerosi sono ancora i mercati di strada che sopravvivono a Londra (Bibliografia: REVIEW OF LONDON WHOLESALE MARKETS, Nicholas Saphir) .
A Londra vi è un gran numero di mercati all’aperto ed al coperto, molti dei quali risalgono all’epoca medioevale, anzi, taluni sono ancora più antichi. Visitare Londra senza aver girovagato per qualche mercato, rende "monca" la permanenza nella capitale del Regno Unito, che andrebbe vissuta nella sua intima quotidianità. I mercati di Londra si presentano alquanto variegati, con una netta differenziazione tra specializzati ed indifferenziati, tra mercati aperti tutta la settimana e quelli che si svolgono solo in giorni specifici, tra quelli che riflettono le caratteristiche di un’area rispetto a quelli anonimi e via discorrendo. Tantissimi potrebbero essere i criteri classificativi. Logico è combinare quello geografico, in base alla loro ubicazione londinese (centro, nord, sud, est ed ovest) a quello merceologico, tenendo conto della tipologia di beni ivi venduti (prodotti agricoli, alimentari, artigianato-regali-fiori, articoli popolari, arte-antichità-preziosi, misti (non inseribili unicamente in una delle precedenti categorie). In base alla nostra esperienza derivante dalla frequentazione dei mercati londinesi, suggeriamo di visitarli in cerca di qualche "buon affare", soprattutto per gli articoli di artigianato e di antiquariato, di stare attenti ai borseggiatori, che soprattutto nei mercati affollati hanno “vita fa cile” e di non disdegnare la possibilità di fare incetta delle merci deperibili (es. cibo, fiori) alla chiusura dei mercati, quando i bancarellieri sono ben disposti a concedere lauti sconti pur di disfarsi della mercanzia residua.
Chi non conosce i "Mercati" di Londra, non conosce Londra. Ve ne sono tantissimi, dai più grandi, celebri ed affollati, come quello di Portobello Road, a quelli piccoli e sconosciuti, ma non per questo meno interessanti. E' possibile comprarvi le cose più disparate, ma i prezzi non sono sempre contenuti.
In un primo tempo, vi abbiamo mostrato i mercati visitati distinguendoli in base all'ubicazione rispetto al centro, cioè Londra centro, Londra Nord, Londra Sud, Londra Est e Londra Ovest. Tuttavia, mano a mano che il numero dei mercati visitati e recensiti cresceva, diveniva sempre più difficile fornirvi una lista ragionevolmente accessibile, nel senso che per molti mercati risultava difficile la collocazione, essendo situati a margine più di una zona. Pertanto, abbiamo cambiato il criterio classificativo, utilizzando quello del borough, cioè della municipalità in cui tali mercati si trovano, distinguendo tra: