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Londra vissuta dagli Italiani ...

Inglese antico

Col termine "Inglese antico" o "Old English" si fa riferimento all'anglosassone parlato nel periodo 450-1066, che va dalla fine della dominazione romana fino all'invasione normanna. Tuttavia, vi è chi estende tale periodo, perchè, come vedremo alla fine, la letteratura anglosassone, pur declinando nel corso dell'XI secolo, dopo la conquista normanna (1066) si conservò nei monasteri e nelle campagne fino al XII secolo.

Un'iscrizione anglosassone ritenuta risalire al periodo 450-480, rappresenta è il testo più antico di lingua inglese che si conosca.

La letteratura anglosassone riflette, ovviamente, la triparzizione relativa agli invasori germanici:

Come abbiamo detto parlando della conquista romana, nonostante la lunga durata dell'occupazione (quasi quattro secoli), scarsa fu l'incidenza del latino, visto che dei componenti l'esercito di occupazione romano, solo pochi erano realmente romani o italiani, come pure dei servi e dei mercanti (è probabile che si trattasse prevalentemente di Galli romanizzati dalla Francia e di altra provenienza). La conseguenza è che gli accoppiamenti misti non incisero molto dal punto di vista razziale e, quindi, linguistico, sebbene è logico ritenere che durante tutto l'arco dell'occupazione, delle parole latine siano state assorbite dal linguaggio locale.

Ne segue, che le tribù germaniche sovraindicate finirono per sovrapporre la loro lingua al celtico, sia pure leggeremente latinizzato, di cui, però, rimane ben poco nell'inglese moderno, soprattutto nei nomi di luoghi e fiumi (es. Devon, Dover, Kent, Trent, Severn, Avon, London, Thames).

Paradossalmente, il latino ebbe maggiore penetrazione in epoca anglosassone, perchè gli invasori germanici, Angli, Juti e Sassoni, prima del loro arrivo in Britannia, avevano assorbito diversi termini latini, la cui radice è evidente in tantissimi termini dell'inglese moderno: street (strata), people (populus), cheese (caseus), wine (vinum), kitchen (cutina), kettle (probabilmente dal verbo coquere = bollire), cup (calicis), angel (angelus), bishop (episcopus), martyr (identico in latino), candle (candela).

Altra notevole influenza del latino si ebbe per "via religiosa", a partire dal 596, quando il Papa Gregorio Magno inviò i monaci Agostino e Paolino a cristianizzare la Britannia.

Non va sottaciuto il ruolo svolto dagli altri invasori, i Vichinghi, dalla Norvegia, che pure lasciarono rilevanti tracce (es. anger, sky, cake, call, die, egg, fellow, flat, get, give, husband, leg, odd, raise, skill, skin, their, them, ugly, window), e determinarono la sostituzione di termini anglosassoni con gli equivalenti scandinavi. Due esempi ci sembrano particolarmente significativi, per il loro frequente uso nell'inglese moderno: il pronome anglosassone di terza persona plurale hīe, (essi) venne soppiantato dal pronome scandinavo thei, da cui discende l'inglese they; il verbo anglosassone niman (prendere) venne rimpiazzato dal verbo scandinavo tacan, da cui discende il verbo inglese to take.

Fatta la panoramica, ovviamente, sintetica e semplificata, del periodo linguistico anglosassone relativamente ai movimenti di popoli che lo determinarono, vediamo la letteratura che ne conseguì.

Il dato fondamentale da evidenziare è che il patrimonio di leggende e miti legato agli Angli, agli Juti ed ai Sassoni è fortemente interconnesso alla tradizione germanica, mantenendo rilevanti tratti barbarici e precristiani. I canti che gli Anglosassoni dedicarono ai loro eroi furono essenzialmente legati alla tradizione orale dei cantastorie (scopas o scaldi) che alla stessa stregua dei loro equivalenti romanzi (menestrelli e giullari), raccontavano le gesta degli eroi nelle corti dell'epoca. La conseguenza è che trattandosi di tradizione orale, purtroppo, è svanita. Infatti, è giunto fino a noi un corpo di testi abbastanza corposo che ha consentito di ricostruire il contesto socio-culturale che originò tale tradizione; tuttavia, le opere che conosciamo, presentano "una maturità stilistica sorprendente ... fanno pensare, più che alla manifestazione di una cultura primitiva, al recupero di una tradizione originaria da parte di interpreti posteriori" (Storia della letteratura inglese, Casa Editrice D'Anna 2000). In più chiari termini, gli antichi testi anglosassoni che conosciamo sono in realtà risultato di rielaborazioni successive effettuate in epoca già cristiana, che, tuttavia, hanno conservato elementi delle saghe germaniche, dove la natura è ostile, ricca di mostri, combattuti dai coraggiosi eroi anglosassoni, i cui meriti sono tanto maggiori quanto più potenti sono le forze della natura che fronteggiano.

La letteratura anglosassone ebbe il periodo di massimo splendore nei secoli IX e X, grazie all'impulso dovuto al re Alfred The Great. Alfredo fu detto "Il grande" perchè diede una forte spinta culturale al suo regno: si preoccupò di rimediare ai danni arrecati dalle incursioni danesi, fece erigere chiese, iniziò la compilazione dell'English Chronicle e tradusse diversi libri dal latino, inclusa l'Historia Ecclesiastica gentis Anglorum del Venerabile Beda e la Cura Pastoralis di Gregorio Magno (in anglosassone divenne "Jeggerbok"), inserendovi una prefazione per descrivere la decadenza dell'apprendimento. Infatti, la cultura era decaduta al punto che nemmeno le persone istruite erano in grado di leggere il latino! Per tale ragione fece giungere maestri dal Continente e fondò scuole per i figli dei nobili, in modo da ricreare una cerchia di intellettuali, non solo in grado di leggere il latino, ma soprattutto di tradurre in anglosassone i testi classici della letteratura latina.

La letteratura anglosassone declinò nel corso dell'XI secolo, anche se dopo la conquista normanna (1066) si conservò nei monasteri e nelle campagne fino al XII secolo.

Le principali opere che caratterizzano la letteratura anglosassone (oltre a quelle appena citate), giunte per la maggior parte a noi tramite codici risalenti ai secoli X e XI, sono così sintetizzabili:

Old English, ovvero Inglese antico

Inglese antico

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