www.italianialondra.it

Londra vissuta dagli Italiani ...

Docks

Portiamoci mentalmente alla Londra dell’impero, una città in continua espansione, centro dei traffici mercantili mondiali, anch’essi in crescita esponenziale. Era sempre più evidente l’inadeguatezza dei docks a smaltire le mercanzie che provenivano da ogni parte dell’impero: il dock di Blackwall (creato verso il 1660), gli Howland Great West Docks (nucleo dei futuri Surrey Docks), risalenti al 1696 a Rotherhithe sulla sponda meridionale del Tamigi (utilizzati solo per le riparazioni dei natanti). Ecco, perciò, che già alla fine del XVII la sitazione era divenuta critica, come dimostrano le statistiche del tempo: ogni anno 10.000 navi da trasporto e 3500 vascelli erano costretti a sostare in prossimità di Londra, a Blackwall, Greenwich e Limehouse, per effettuare le operazioni di scarico o carico, il che, ovviamente, determinava un incremento dei costi. La situazione generò critiche da parte dei mercanti durante tutto il successivo XVIII secolo, col progressivo ampliamento dei tempi di attesa delle navi, senza che la faccenda venisse risolta.

Fu solo la minaccia avanzata nel 1793 dalla Compagnia delle Indie Occidentali nei confronti del governo di trasferirsi in altro luogo, in assenza della costruzione di nuovi docks, che indusse l’introduzione del West India Act, che nel 1799 e nel 1800, consentì a tale Compagnia di realizzare sull’Isle of Dogs due bacini e un canale lungo circa un chilometro che tagliava in due il meandro del fiume (che si vedono in un dipinto di William Daniel, che ritrae l’Isle of Dogs da est a ovest vista da Blackwall). Fu solo l’inizio, visto che al West India Dock, inaugurato nel 1802 a Wapping, seguì nel 1805 il London Dock, progettato da D.A Alexander e John Rennie, formato da bacini in grado di ospitare più di trecento navi. Già verso la metà del XIX secolo, si era raggiunta la cifra di 2000 navi annue. Venne poi la volta dell’East India Dock (1806) a Blackwall, del Regent’s Canal Dock (1812), dei St Katharine’s Docks (1828); durante il regno della regina Vittoria vennero edificati a est i Poplar Dock (1852), a sud il Royal Victoria Dock (1855), il West India Dock e il Millwall Dock (1868), il South West India Dock (1870), il Royal Albert Dock (1880). Quest’incredibile incremento dei docks londinesi durante il XIX secolo fece nascere attorno ai depositi ed alle banchine diverse attività collegate, come la cantieristica (fiorente fino al 1860), la principale attività, le industrie metallurgiche, meccaniche e alimentari. E’ ovvio che l’incremento del numero dei docks e della attività dell’indotto, calamitò e fece stabilire qui una enorme massa di persone di ogni fatta, con le famiglie, provenienti da tutta l’Inghilterra: ingegneri, carpentieri, meccanici, fabbri, bottai, cordai, stivatori, barcaioli, guardiani di chiuse, mercanti, operai, speciaIizzati e non. Il che originò un aggregato misto, visto che accanto a chi cercava lavoro per sfamarsi, vi era chi era in cerca di profittevoli occasioni di impiego delle sue ricchezze. Il lavoro nei docks era duro ed instabile, come si legge nel seguente passo tratto da “Old and New London” di Mayhew: "This labour...must still appear so arduous (yet) 3000 men could be found every day in London desperate enough to fight and battle for the privilege of getting two-and-sixpence (12½p) for it; and even if they fail in 'getting taken on' at the commencement of the day, that they should then retire to the appointed yard, there to remain hour after hour in the hope that the wind might blow in some stray ship, so that other gangs might be wanted, and that the calling foreman might seek them there... many men sometimes remain there in the pouring rain, rather than lose the chance of a stray hour’s work. Some loiter on the bridges close by, and presently, as their practised eye or ear tells them that the calling foreman is in want of another gang, they are only six or eight at most can be hired out of the hundred or more that are waiting there. Again the same mad fight takes place as in the morning." Solo dal 1870, si può parlare della formazione di una comunità coesa, formata da borghesia e ceti medi, che condividevano lo spazio solidarizzando.

L’ultimo dock, venne realizzato nel 1921 e prese il nome dell’allora monarca, George V Dock.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Luftwaffe bombardò buona parte dei depositi, specialmente i docks della West India Company e quelli di St Katharine. La ricostruzione negli anni Cinquanta fu rapida, ma l’aumentare della stazza delle navi comportò l’allontanamento progressivo dei docks verso l’estuario, marginalizzando sempre più i bacini più prossimi alla City e beneficiando i Tilbury Docks, a 40 chilometri da Londra. Alla fine degli anni ’60, iniziò la progressiva chiusura e riconversione dei docks, che solo dal 1981, con la chiusura dei Royal Docks, si inserì nel progetto complessivo dei docklands da parte della London DockIands Development Corporation (LDDC), di cui la manifestazione più evidente è Canard Wharf, sull’lsle of Dogs. Ciò ha determinato lo spostamento del baricentro economico londinese da ovest verso est: vi è stato il trasferimento delle sedi dei più importanti giornali, storicamente insediati a Fleet Street: The Times si è spostato a Wapping, The Financial Times a Blackwall, The Daily Telegraph e The Guardian a Millwall e The Daily Mail a Rotherhithe. Si è perciò completata la trasformazione dell’area in residenziale e lavorativa, favorita anche dalla metropolitana leggera Doklands Light Railways, che la collega al centro (Torre di Londra).

Docks

© Copyright | Mappa | Legale | info@italianialondra.it