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L'Espresso - 27/05/2010 - Quel tabù che non c'è più- di Piero Ignazi

La sconfitta elettorale dei Tories apre scenari inediti per la politica britannica.

La politica britannica per decenni si è basata sul dualismo Conservatori-Laburisti, che la facevano da padrone, accaparrandosi la stragrande maggioranza dei seggi in virtù dell’applicazione del sistema maggioritario. Il partito vincitore delle elezioni godeva di una maggioranza stabile e governava per tutta la legislatura, svolgendo l’altro un forte ruolo di opposizione. Lo spazio per terze forze era assai risicato e marginale era il ruolo dei liberali e di altre formazioni minori. Raramente capitava che il partito vincitore si trovasse in una situazione di “hung parliament“, che si ha quando nessuno dei partiti usciti dalle elezioni ha la maggioranza dei seggi al parlamento di Westminster, nel qual raro caso o si andava ad un governo di minoranza o ad un governo di coalizione.

Le ultime elezioni hanno decretato la sconfitta dei laburisti di Gordon Brown e le sue dimissioni ed hanno portato al potere la giovane coppia Cameron-Clegg. A ben riflettere, si tratta di una svolta epocale per i suoi effetti destabilizzanti sul bipartitismo britannico e sulla consuetudine dei governi monopartititi, che venivano rapidamente costituiti secondo un iter assai semplice:

  1. il capo del partito sconfitto (ex primo ministro) si dimetteva;
  2. il capo del partito vincitore diventava in brevissimo tempo nuovo primo ministro.

Invece, questa volta, ci sono voluti dei giorni per giungere alla definizione della questione, il che per noi Italiani sembra di una rapidità sconvolgente, mentre per i Britannici è stata un’eternità!

Quel che importa, quindi, è che essendo stato scardinato il vecchio tabù del governo di coalizione, si apre finalmente la strada verso formule governative diverse dal vecchio governo monopartitico. I liberali, in particolare, oltre ad essere attualmente l’ago della bilancia, hanno una grandissima responsabilità politica: infatti, dalla loro capacità di evitare di farsi omologare ed assorbire dai conservatori, dipende il futuro sistema elettorale britannico. Se saranno in grado di imporre il c.d. “voto alternativo”, una specie di voto proporzionale, decreteranno la fine del bipartitismo Tory-Labour.

Altro dato da sottolineare è che la giovane età dei due capi dei conservatori e dei liberali (poco più che quarantenni) ha introdotto una ventata di freschezza nella politica britannica, con uno stile più diretto, un linguaggio più chiaro, dei contenuti più aperti. Ecco perchè si parla anche di “new politics“.

Un nostro interrogativo per chiudere: in Italia ci siamo tanto affannati per passare al maggioritario (spurio) e tornare al proporzionale (spurio). I Britannici sembrano imbarcarsi nel percorso inverso. Quale sarà la strada migliore? Forse al numero 10 di Downing Street riusciranno a risolvere questo enigma …

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